mercoledì 9 dicembre 2009
Il Maleficio del dubbio
perlomeno quando si cammina...
...si eviterebbero i pali della luce.
(impantanata in un'enorme carta moschicida... dubbio, dubbio, dubbio, verso me stessa, verso gli altri... ne sono dipendente, è come una droga... solo che ogni tanto, davvero, almeno anche solo qualche volta, mi piacerebbe... esserne libera... libera, libera, libera... come posso prendere il volo, con queste catene appese alla testa? sono una stupida marionetta... tutto qua. (?))
domenica 6 dicembre 2009
This Mortal Coil "Another Day"
">
The kettle's on, the sun has gone, another day
She offers me Tibetan tea on a flower tray
She's at the door, she wants to score
She really wants to say
I loved you a long time ago, you know
Where the wind's own 'Forget me nots' blow
But I just couldn't let myself go
Not knowing what on earth, now, there was to know
But I wish that I had 'cause I'm feeling so sad
That I never had one of your children
When across the room, inside the tomb, a chance has waxed and waned
The night is young, why are we so hung up in each other's chains?
I must take her and I must make her while the dove domains
And feel the juice run as she flies
Run my wings under her sighs as the flames of eternity rise
To lick us with the first born, the lash of dawn
Oh, really, my dear, I can't see what we fear
Standing here with ourselves in between us
And at the door, we can't say no more than just another day
And without a sound I turn around and I walk away
sabato 28 novembre 2009
Non c'è rima
sono qui
in una trappola tra me ed il soffitto
che sa chi siamo tutti
ed io e te
il resto del mondo anche
le ciglia fragili di cristallo
lacrime salate
perchè sono tali
com'è vero il calore
ed il male, il mare
e l'eco tra me
il soffitto
e Dio
tra me
il soffitto
e te
Nel sottosuolo
della pische
del solo
essere
umani
piccoli
inutili
fragili
Ma veri, come il vento
l'eco
e Dio
ad ognuno il suo di Dio
il suo di Io
ma
le braccia aperte
lasciano sospesi
i fiati.
(suoni, suoni, suoni)
Tra me
il soffitto
e
te.
martedì 24 novembre 2009
Morgana dei corvi e delle tempeste
Si chiede perché indossa solo la parte sopra del pigiama... e le prude la testa. Una forte sensazione di disagio la pervade, ma lo guarda, come se fosse uno spettro, domandandosi perché lui si trovi a casa sua (perché sei qui, che cosa ci fai qui, non dovresti essere qui).
C'è un tavolo molto lungo nella sala da pranzo, non ci sono finestre, tutto è illuminato da luce artificiale, i piatti sono tanti, disordinati, sporchi. Ora la donna indossa tutto il pigiama, come soprabito una logora vestaglia e siede a capotavola: ci sono tre persone al lato sinistro del tavolo, volti completamente sconosciuti, ma lei sa di conoscerli... sa che sono suoi parenti. Lui siede al lato opposto del tavolo. "Cara, siamo passati a farti visita, vorremmo sapere come stai" dice uno degli sconosciuti parenti (perché siete qui, cosa ci fate qui, non dovreste essere qui). "Cara, vorremmo..." (basta) "sì, noi crediamo che..." (silenzio) "tu dovresti..." "Io dovrei? Voi NON dovreste trovarvi qui ora, siete un disturbo, non siete stati invitati, siete come estranei che si sono introdotti nella MIA casa, andate via, FUORI, SUBITO!!!"... la donna sembra in preda ad una crisi isterica, ansima, suda e sente crescere il disagio, la rabbia, la confusione e ancora si chiede perché mai indossa quel maledetto pigiama. E' sporco, anche la casa è sporca...
Piange. Chiude gli occhi, li riapre e si trova, coperta solo dalla vestaglia, sui gradini dell'ingresso, all'esterno della sua abitazione. Che non riconosce, ma sa essere casa sua. C'è molta gente su quei gradini (perché sono qui, cosa ci fanno qui, non dovrebbero essere qui)... la rabbia cresce ancora e trova sfogo in un urlo terribile che spaventa tutte le persone intorno " VIA, VIA DAI MIEI GRADINI, DALLA MIA CASA, DALLA MIA VITA!!!"... la donna sembra impazzita. L'uomo le si avvicina e le sussurra all'orecchio "è quello che hai voluto tu"... ad un tratto lei immagina sé stessa vecchia, molto vecchia, sola, in quella grande casa sporca e dei bambini che lanciano sassi sulle sue finestre, intonando strane filastrocche sulla sua miseria... e sulla sua solitudine. Come la signora vecchia dei ricordi di sua madre...
Chiude gli occhi per scacciare l'orrore. Li riapre. Ora è completamente nuda, nel bagno, e lui, nudo a sua volta, sta nella vasca da bagno, senz'acqua, sdraiato. "Vai via, vattene da...", ma prima che abbia il tempo di finire, si ritrovano abbracciati sul pavimento, un vecchio pavimento a scacchi bianchi e neri (è terribile questo pavimento), si baciano, mordendosi le labbra, divorandosi il viso e la pelle... si stringono... e lei vede la sua mano, con un grande orologio nero al polso che non riconosce, fare leva sul pavimento, per spingere il suo corpo contro al suo, per entrare dentro di lei... Nonostante lo desideri con tutta la sua carne, la sua mente si oppone e la costringe a spingerlo via... Lontana, in un angolo, livida di follia, vomita persino l'anima... lo guarda e gli chiede "perché sei qui?" ...
"E' per lei" " Per LEI?" " Sì, sai l'ultima" "L'ultima che?" " Sì, è nuova, non la conosci. All'inizio era un pò ribelle, ma ora è cambiata, tutte l'adorano, si è integrata bene nel gruppo, nel mio gruppo..."
Come colpita allo stomaco, nel suo sguardo non v'è più rabbia, né rancore, né orgoglio, né follia: appare la SUPPLICA. Abbracciata al piede del tavolo di quella sala senza finestre biascica "vattene via, ti prego, vattene, vattene, vattene..."
Indosso solo una logora vestaglia, sono seduta su quel pavimento a scacchi, che, non so perché, ora ospita una sorta di stanza per le pulizie. C'è una lavatrice davanti a me. E' grande. Credo di avere i capelli molto in disordine, il suo spettro se n'è andato (penso) e non oso guardarmi allo specchio. Probabilmente la mia espressione si avvicina molto a quella della Medusa di Caravaggio ed i capelli, pur non essendo serpenti, devono avere la stessa posa. Ne sono sicura. Non capisco perché mi sono così preoccupata di cose stupide come il pigiama e non ho badato al fatto che mi trovo in una casa che non conosco, in stanze mai viste, in compagnia di visi mai conosciuti (eccetto uno), ma che so per certo fare parte della mia vita. Forse la mia memoria si è rovinata e ho un senso di falsa appartenenza? Sono impazzita?
All'improvviso mi sovviene una domanda, che non oso esprimere...
La risposta non tarda ad arrivare...
...dalla finestra, cori di bambini intonano una filastrocca:
"Morgana dei corvi e delle tempeste
la vecchia strega che guasta le feste"
(...)
(Questo non è un racconto. O meglio lo è, ma è il sogno che ho fatto stanotte... rimaneggiato, sicuramente: per dare spazio alla narrazione breve ho dovuto omettere la descrizione dettagliata dei luoghi come le stanze che ad un certo punto si mescolavano... ricordo che mentre ero abbracciata al piede del tavolo, stavo ancora nel bagno, ma non si sa come, c'era un pezzo di tavolo al suo interno... )
venerdì 20 novembre 2009
domenica 15 novembre 2009
Sta nel La
( ed ora, canta)
mercoledì 11 novembre 2009
E comunque nel qualunque... dunque.
girandole di vento
sono lunghe le tue pale
ed i giorni persi nel sale
sarebbe da farci un inventario
per un ordine immaginario
che si perderebbe comunque
nel dolore del qualunque.
(rimestando e mestolando,
rimacciose rime ombrose...)
Senza zucchero, grazie
pruriginosa al distacco
la pelle giace assorta
sotto la polvere
reale pasto dell'acaro
che ha la pancia piena
(nel poi-mai)
le illusioni nascono
come scale disarmoniche
sottopelle
e ancor più
sopracuore
l'importante è strappar/sè/me/le
(lo?)
poi che importa se fa male
ora solo sono
una frattura
non composita
disequilibrica
mal ossequica
(vorrei essere un pò più alta)
giovedì 5 novembre 2009
La signora ConseguEnza
mi regalò una veste nera
da portare nell'Assenza...
ove non v' è più primavera.
domenica 1 novembre 2009
In memoria di Alda...
e nel fatto che non sei
un poeta di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani e' gia' passato.
-------------------------------
Ti aspetto e ogni giorno mi spengo
poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no,
è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.
Alda Merini
(grazie, Alda)
venerdì 30 ottobre 2009
mercoledì 28 ottobre 2009
crepuscolando
pressoché al crepuscolo
(lo era?)
nonostante si confondano
nero e bianco
nonostante si dimentichi
l'ora del pasto
(quando fu l'ultima?)
...c'era nebbia sui gradini
ma la polvere?
quella si posa
quando il giorno
si sporca
davanti agli specchi
parodia di una qualunque me
o di una me-mai-sé
che sussiste
in nessun luogo
la gomma pane cancella
ma le briciole
lasciatele agli usignoli
lunedì 26 ottobre 2009
Unrecognizable to myself (Broken Harp, P.J.Harvey)
Please don't reproach me
For, for how empty
My life has become
I don't know what really happened
I watched your disappointment
At being misunderstood
I forgive you
Oh
Something metal
Tearing my stomach out
If you think ill of me
Can you
Can you
Forgive me
Forgive me
Can you
Can you
Forgive me
Too
Too
I tried to learn your language
But fell asleep half undressed
Unrecognizable to myself
giovedì 15 ottobre 2009
Through the rest of my days
mercoledì 7 ottobre 2009
sabato 3 ottobre 2009
Extemporanea
mercoledì 30 settembre 2009
... sarà parte di me, una parte di te, attraverso Lei
Un amo
perfetto per ciò di cui sotto
scrissi
Si espande come il grido
di un'aquila
sopra le montagne
giovedì 24 settembre 2009
Attesa (sospesa?)
sia necessario realizzare
un filo ed un amo
all'estremità ovvio
pare che
debba essere calato all'interno
ponendo attenzione
a non tirare con troppa forza
per evitare
di tirare su anche le interiora
-certo non sarebbe
uno spettacolo lieto-
pare che
sia impossibile
non è concreto forse
il reale?
sotto le coperte calde
del fuori solo il rumore
dentro è il petto
che martella
distrae
dal pensiero
che fuori
cresca ancora l'erba
mentre dentro
non si afferra
nulla...
(del prima si suppone sapere il perchè
del dopo non lo si sa più
forse nemmeno nel prima era chiaro
era solo l'illusione della risposta...)
domenica 20 settembre 2009
Il giochino "le 10 cose che non sapete di me"...
Giacchè io sono menestrella
disegni non mi va di fare
ma con l'aiuto di una stella
le 10 cose andrò a cantare...
Quand'ero solo una bambina
ero una grande birichina
per il paese mio giravo
e mille storie raccontavo
Una di queste già parlava
di una matrigna che sgridava
e di una mamma in Inghilterra
ormai sepolta sottoterra
La coppia affranta mi guardò
a lei una lacrima calò
ma quando volli esagerare
dovetti subito scappare...(*)
Vivevo in uno strano mondo
pieno di bambole stregate
una di lor dal viso tondo
parlava di mondi e di visioni
segreti, paralleli giorni
fate, spiriti e missioni...
Passava il tempo ed io crescevo
e ancora storie raccontavo
al matrimonio di mia zia
piansi per ore, mamma mia!
Avevo ai piedi un gran dolore
le scarpe nuove, per favore...
ma dissi alla mia bella zia
"ti voglio bene, non andare via"...(**)
Quando parlavano le persone
chiedevano sempre con precisione
che tutto ripetessi un'altra volta
giacchè la mia testa era sempre distolta
(lo faccio ancora in verità
è che son sempre più là che qua)...
Un dì sentendo un criar tutto il giorno
mi convinsi che un grillo era intorno
ma non potendolo ahimè trovare
credevo che nell'orecchio...
fosse andato ad abitare...
Ma quanto è lungo sto giochino?
Ancor due cose un attimino...
La mia grande distrazione
chiuderà questa canzone:
se di casa me ne andavo
le chiavi fuori io lasciavo
ma la più grave l'ho fatta
quando gravemente distratta
in casa mio cugino ho lasciato
e di portarlo a scuola...
ho dimenticato!!!
(*) la storia era avvincente... ricordo ancora lo sguardo della giovane coppia
incantato ed avvinto dalle mie parole; però ad un certo punto esagerai tantissimo
perchè alla domanda di come morì mia madre dissi che venne mangiata
da uno squalo, mentre io e mio padre riuscimm0 a salvarci per un pelo...
insomma avevo tirato troppo la corda. Però ero una piccola raccontastorie
formidabile...
(**)ci sono una marea di foto del matrimonio di questa mia zia dove piango!
Avevo davvero pianto per tante ore, che lagna! Ma non potevo ammettere,
non so per quale strano motivo, che mi facevano male i piedi. Così dissi
di piangere perchè mia zia, ora moglie, non sarebbe più stata con me
(era la mia baby sitter)... è assurdo, avrei dovuto fare il contrario... mha!!
domenica 13 settembre 2009
) (
"Se solo non traessi conclusioni in maniera così irrimediabile"
(sottolineato, magari in grassetto)
Dio sono un essere furente
smettere di pensare
smettere di parlare
Anche di scrivere per giunta.
Ma è mia capito?
E' mia
la mia beneamata
follia
Sputo nuvole di cenere
perchè consuma
ME ME
solo me
perchè è mia
per diritto di proprietà
per genetica trasmessa
d'accordo?
E' nel mio sangue
insieme alla mia musica
)musica musica(
i miei sonagli stonati
quando cammino e faccio rumore
e non vi dico che succede se inciampo
se ruzzolo sembro un'orchestra
Dalla finestra
ho lasciato la porta aperta
)perchè pensavo fosse un ospite(
Joni dice
It's only a phase
e Joanna
I'm already gone
ed io?
io ridondo
nel girotondo
giro giro
girotondo
)il ritornello
è sempre bello(
lunedì 7 settembre 2009
non posso
il nero dell'oblio
mi avvolga
per favore
("i ricordi chiusi in te")
-ti sto tendendo una mano
per non perderci -
"ti fidi di me"?
(e il tappeto dov'è?)
come una trappola
la caviglia chiusa
l'osso si spezza
-sangue-
come cammino
non si può
non posso
nemmeno in fondo so
sembra esser tutto
esterno
interno
inferno
intorno
invece al fiume
i sassi sono roventi
il ricordo si chiude
perciò sarà sempre
d'estate
ed i sassi
cuoceranno i piedi
ogni volta
e mai più
mercoledì 26 agosto 2009
compresenze
---sospeso---
nell'acqua che muore
solidificata in cristalli
si conficcano ovunque
fa male, davvero
il gelo brucia
e puntella tutte le pareti
le stanze non più adiacenti
confusamente compenetrate
il prima il dopo il dove
nel mezzo non c'è più
martedì 25 agosto 2009
CONpulsione all'oSsesSione
tessiture (thousand spiders)
I'm so sorry ----così sPiacevolMENTE----
undecideAd (death, dead, did, DONE?)
esattevolmente
----------------are you mine? (a little?)--
rattoppo il filo
'cause it's BROKEN brokEN(D)
(ninna nanna
il nulla ti culla
ninna nanna
dentro la stalla
ninna nanna
e con te balla
ninna nanna
la babuska balla!)
ho mangiato la marmellata
sul naso gli metti la cioccolata!
imperferzioni imperiture impertinenti imperative
dell'essere
nenIO
oh!
turn! off! my! mind!
OFF OFF OFF
spegni la luce
c'è il ragno che cuce
cuce cuce cuce cuce cuce
(...)
sabato 22 agosto 2009
90% cacao
Il punto è che per rendere reale questa follia avrei dovuto compiere verso me stessa quell'atto che tanto spesso rifiuto/ricerco, ossia la menzogna.
Ingannare me, dicendomi che quei pezzi di legno sono cioccolato, cioccolato delle migliori qualità: ma sappiamo (per chi ha assaggiato il legno, magari accidentalmente oppure per abitudine, dunque i tarli mi capiscono) (ovvero sto parlando ai tarli) (!!), dicevo, sappiamo (?) che il legno è AMARO ed in più ASTRINGENTE. Ebbene esiste una qualità di cioccolato simile, quello più puro, che contiene il cacao al 90% (basta leggere le etichette): adatto allo scopo, dunque...
Ma, cari miei lettori tarli, io detesto il gusto del suddetto cioccolato e per giungere allo scopo di cui sopra avrei dovuto ingannarmi ulteriormente, cioè fingere che quel sapore, diamine, io l'adoro, ignorando il mio amore viscerale per le cose dolci, io che bevo lo zucchero con il caffè ed il miele con il the.
Forse la cosa diventava troppo complicata.
La mia chitarra, che per ora suona me, è ancora intatta.
Troverò un altro modo o forse non lo troverò mai, ma...
Tempo fa mangiai un petalo di rosa rossa, una promessa di un viaggio che poi non venne mantenuta: così il viaggio lo fece lei, all'interno del mio corpo e forse ora non ce n'è più traccia nel mio sangue...
...però... io spero che, in qualche modo, un modo incomprensibile all'uomo, anche solo un atomo di petalo abbia attraversato le pareti del corpo per giungere nelle stanze dell'anima.
Alberga lì, confuso tra mille chincaglierie e ogni genere d'ogni...
Un singolo atomo, rosso Rosa.
Nehellenia
quella parte oscura di me.
Nenia e Hell ne è l'anagramma
come dire un inferno ridondante
o una ridondanza infernale.
La senza nome ha un nome
(sempre che possa servire conoscerlo).
Ri-don-DAN(za)
sono stanco sono stanco
se son sveglia alla mattina
sento già l'odor di brina
cado cado giù nel fondo
sembra sempre tondo tondo
sì l'abisso l'ho trovato
ha sapor di cioccolato
nere nubi
spessi cubi
son i ratti
tutti matti
scendi scendi giù nel fosso
scava scava trovi l'osso
la fontana si è ammalata
la mia nonna l'ha sturata
quattro mele a colazione
urla la televisione
nera nera nera nera
è la sera è la sera
cadi ancora amica mia
che la luce porti via
hai colpito la ragione
con il male di stagione
senti ancora l'agonia
o di più la malattia
piangi e ridi piangi e ridi
lasci tutti i saldi lidi
ma se ancora scriverai
troppe cose dette avrai
(o i maroni scasserai)
...
martedì 18 agosto 2009
la senza nome
per dire semplicemente
nulla
in alto
l'abisso pare invece
essere essenzialmente
infinito
non possibile
neanche con lo scandaglio
si perde
l'eco
si perde
l'io
si perde
tutto
anche ciò
che non è mai
stato
non ho obliterato quel biglietto
però l'ho pagato
mentre sorridendo
pensavo
fosse giusta
almeno la destinazione
...
lunedì 17 agosto 2009
domenica 2 agosto 2009
YOUR skin into MY tea
è lui
che ha bagnato
le sue labbra
nell'inchiostro
lasciando tracce
blu notte
mentre il sogno
insinuava
fili di se
attraverso varchi
sottili
(aperti da quell'odore)
facendo vacillare
la realtà della veglia
portando lontano
attimi
vissuti alla consapevolezza
(che piega le ginocchia)
di ciò che pur non detto
permane
sotto la pelle
sopra il cuore.
(e la metà appesa all'orecchio
lo fa brillare)
mercoledì 29 luglio 2009
senza
scala bianca
trema dalla punta
così lontana
non mi solleva
la gravità della luna
ma il peso della terra
trascina in fondo
le ossa
non una verità
nemmeno un segreto
solo un sospiro
pianto a quella meteora
che quasi ho toccato
lasciando scie rosse
in luoghi non appartenuti
(mai)
vissuti a brandelli
come luna di quarto
volevo la piena
che risplende
nella notte
nelle notti
sopra le stelle ed il mare
quasi a creare
un sentiero
Silenzi
vuoti
bugie
verità
ceramiche
infrante
sotto
i
piedi
scalzi
lasciano
tracce
palpabili
L'amaro è sapore di nulla
e le farfalle
sbattono
sui soffitti
sotterranei
le armonie
non suonano
nè più un rumore
nel buio
perchè c'è solo
(buio)
mercoledì 15 luglio 2009
Dis(equilibrio)
sul duro di una strada
vuoti di pensiero nello stomaco
son rumore dell'affanno
Non è possibile finire
(.)
per poi ricominciare
(a capo)
è solo creare
o distruggere
-l'uno-
-l'altro-
in mezzo non ci sono stata mai
(di passaggio sempre)
non mi è dato sapere
Perennemente pendente
mai diritta
(in)consapevolmente
oscillo.
sabato 11 luglio 2009
Visione ispirata da un brano dei Black tape for a blue girl
Sollevata delicatamente dal letto, in posizione supina.. ero io stessa una vibrazione dell'aria e quella musica risuonava dentro ogni più remoto angolo del mio corpo, passava negli spazi tra gli atomi così ero una cassa di risonanza, uno strumento che il suono usava per potersi espandere, per viaggiare attraverso probabili porte tra mondi...al di sopra e tuttavia dentro tutto e forse solo soffiando avrei potuto sollevare il velo, ma non avevo bisogno di questo... non avevo bisogno di nulla... erano alberi e dal seme bevevano acqua pura, come le corde dei violini si tendevano e suonavano per sollevarsi e raggiungere il cielo, ogni ramo una nota, ogni foglia un acuto....e finestre logore, antiche case diroccate e contorte, assimilate dalla terra, vapori nebbie e nuvole e muschio, potevo sentirne l'odore e non ero triste, nè felice...ero...ero... ero tutto, dentro e fuori, così potevo contorcermi come un ramo o espandermi nell'aria come un profumo... bere acqua ed essere la stessa che scivolava dentro me... tutto scorreva scorreva scorreva...ma gli alberi danzano mentre crescono?
infinito...
che la morte sia così? forse è anch'essa musica nell'attimo finale e quando pian piano tutti i nostri atomi si disgregano e si rimescolano, producono ancora eterne vibrazioni... inverosimili nello spazio... chissà cosa si sente in alto, dove ci dovrebbe essere il vuoto... forse è stata una nota a dare il via all'universo ed essa continua a viaggiare nello spazio e nel tempo... vorrei potermi infilare in quegli anfratti e correre con essa...
...persino Morgana la immagino cantare o evocare semplicemente della musica per poter aprire le nebbie...
le parole del potere sono canzoni...
Voglio attaccarmi ovunque ed essere usata come una cassa di risonanza... com'è meraviglioso essere uno strumento di più strumenti....
domenica 24 maggio 2009
Permane
di lassù
ne avverto il battito
che accarezza le emozioni
Perchè vivo nella continua assenza
le ferite aperte
sono fatte per sanguinare
ma se cercassi il sonno ora
troverei l'oblio
non rinuncio al dolore
sono sempre su quella lunga
scala bianca
che porta alla luna
(è un segreto)
(di cui sono io il segreto)
Non le voglio inseguire
non aspettare
le voglio mangiare
le nuvole.
sabato 23 maggio 2009
Ancora ferma al do...
con l'eco di sguardi
cercando di afferarli
afferrare le dita con le mie
ma sfioro fantasmi
di assenze
e la mente
impazzita
scorre astuta sopra scie
di parole
ma ancora le dita
come se suonassero
corde di arpa
cerco di afferrare...
Solo una volta al dì
un pasto di note
ne vorrei molte di più
e molti più desideri
reali...
(potrei cantarli,
per renderli tali...)
giovedì 7 maggio 2009
Vorrei cantarla
-volte-
quell'illusione
velata di vino
ebbra di vuoto
affamata sempre
persino quando
(scompare...)
In alto sui soffitti
sotterranei
le armonie del vento
(appese)
sono i sogni
e solo un pò di brezza
li suona
e perciò quando cammino
sono tutta un sonaglio
Forse è troppo rumore
per nulla
ma io amo la musica
dentro e fuori me
(Vorrei cantarla)
martedì 24 marzo 2009
Opposti
se sono abissi
si trovano in basso
oppure son io a testa in giù
come un tempo Alice fu...
Mi chiedo perchè, se mi trovo alla stessa latitudine, dall'altra parte della cornetta c'è così caldo - posso azzardarmi a chiamarla estate?- e qui, qui, fuori dal mio balcone, dalle imposte scosse dal vento, qui c'è la neve? Ma io non ho osato, guardare fuori dalla finestra... è la mia pelle, che trema, presumo - posso chiamarlo inverno? -
...e se così non fosse
ovvero
se la mia pelle si sbagliasse
ho perso la cognizione
di cosa è una stagione?
lunedì 16 marzo 2009
Ali...
sulle ali di tessuto trapiantate nella schiena
vorrei che le farfalle
smettessero di prendersi gioco di me
perché non sono bella come loro
come si addice alla leggerezza
Necessito ridere io di me
che continuo a buttarmi sale sul cuore
per cauterizzare le ferite
ma brucia, brucia
brucia il sole
brucia la luna
bruciano le note ubriache sulle labbra
che mangiano promesse rosse di rosa
in mezzo a liquore giallo di anice.
Non importa
sono troppo pesante
volerò sulle punte
sfiorando la spuma
sognando le nuvole...
lunedì 9 marzo 2009
I miei sono ricci
Macchie rosse soffici...
dove sono i fiori bianchi
nel prato del balcone?
Sono così in alto
ho paura,
le vertigini
su mille finestre
mille vite
(I miei sono ricci)
Una lampada oscilla...
La musica proietta
ombre
le note tremano alle candele
Sono così vicina
ho paura,
la voce può suonare
le corde di un'anima.
Ho comprato una spazzola,
ma i ricci s'incastrano
i ricordi si arenano
sulla sabbia nera
di seta
liscia...
domenica 1 marzo 2009
Asterischi e parentesi rotonde
se non strettamente necessario
non ne sono più capace
Preferisco scrivere me stessa ed il mondo piuttosto che usare la voce, in un popolo di sordi
Le mie sono solo frasi rubate al sonno, filosofie in una realtà, terribile,
dove amore e amicizia sono la favola della buonanotte per i bimbi
le fate ormai sono passate di moda, da quando nella moda ci sono entrate
e l'anima coincide esattamente con il pezzo di carne
che la contiene
Continuo a camminare e nei tarocchi
la carta dell'eremita porta già il mio nome
Musici, matti-bagatti e papi
strane figure di uno spettacolo teatrale
che è pura esibizione fine a se stessa
ne sono il contorno
(...)
Avrei voluto parlare certo, ci sarebbero tante cose da dire e poi
forse nulla
Almeno nei miei occhi, non c'è una sirena del mar dei sargassi
nemmeno un preconcetto
volevo solo aprirmi alla possibilità
semplicemente al tutto
Carpe diem?
E' diventato lo slogan del mercato
io pensavo fosse apertura alle occasioni
vivere tutto, non la superficie
entrare nel profondo della vita
immergersi nell'oceano
ma invece
no
Stiamo sulla barca e soffriremo sempre il mal di mare
preferisco buttarmi
anche se perennemente rischio di annegare
per questo la mia pelle sa di sale,
è un buon odore, almeno
Voglio vivere--- sulla luna.
venerdì 27 febbraio 2009
Meglio la nostalgia, al rimpianto (ed il the alla fragola)
la mia era una centrale nucleare
i sogni
le sue scorie
il deserto
l'energia
Ma ho posato i piedi
-nudi-
sull'erba bagnata
e da una pozzanghera
l' ho visto:
il cielo.
Camminerò sempre scalza
Meglio la nostalgia
al rimpianto.
martedì 24 febbraio 2009
Una giornata fredda, in un freddo cafè di Milano
Un piccolo cafè, vicino ad un piccolo teatro, profuma ancora di tempi antichi, con muri in stucco e tovaglie ricamate.
Un uomo e una donna siedono ad un tavolino.
Davanti a loro, due caffè fumanti.
Fra di loro, due caffè ed il silenzio.
C'è molto rumore là fuori, passano i tram, urlano i passanti, i clacson continuano a suonare.
Ma quel silenzio, che ora ha impregnato l'aria del piccolo cafè, è diventato palpabile.
Sembra ovattato, come se fosse caduto dal cielo uno strato di cotone, bianco, morbido, vellutato.
L'uomo e la donna non si guardano.
Guardano i loro caffè, come se cercassero chissà quali risposte a chissà quali domande.
Cosa c'è nella tazzina del caffè?
Un uomo di mezza età di riflesso guarda nel suo bicchiere di whisky, ma non trova nulla di ciò che cerca.
Cosa c'è dentro quel caffè? Cosa cercano quegli sguardi, che non si incrociano, mai, nemmeno per un istante?
Le risposte sono all'interno dei loro stessi occhi.
Se ci si potesse avvicinare e guardarvi dentro, si potrebbero vedere fiumi di parole, parole che restano annodate in gola, appiccicate al palato, annegate nella saliva o incastrate fra i denti.
E' che a volte i pensieri diventano impossibili da pensare, figuriamoci da dire, le emozioni stanno ferme lì, nel petto, ferme e confuse e non è possibile respirare, la bocca ed il fiato come imprigionati e legati da un demone dispettoso che alberga sotto, sotto, nelle profondità dello stomaco.
Così la conversazione è fatta di sospiri, di sguardi, di freddo e di amaro sapor di caffè.
I minuti passano, i ragni tessono le loro tele infinite.
La donna e l'uomo si alzano, i loro cappotti ben legati in vita, un paio di guanti, un cappello sgualcito.
Escono dal piccolo cafè, prendono la propria strada, tra binari e metrò, grigio e fango, vento e neve.
Una piccola rosa sul tavolino perde due petali rossi.
The alla mimosa (dal paese dei ricordi)
all'ombra della luna,
il vento
mi pettina i capelli...
domenica 22 febbraio 2009
Virus
il vuoto
Anch'io ne voglio un po', posso darti il mio, ti va?
Vediamo chi ha più nulla dentro sé
Poi dividiamolo in egual misura
spargiamolo qua e là
Così l'umanità ha la sua nuova AIDS
nulla fatto di nulla
infinito = nulla
una perfetta equazione
Se abbiamo paura
di innaffiare un fiore
presto sarà il deserto
quaggiù
Perciò continuiamo ad essere
scatole vuote
le emozioni volate via
come farfalle
involucri
rivestiti di amianto
Amore
ha inciso il suo petto
strappato e sottolio è il suo cuore
l'arco appeso alla parete
mentre schiere di anime
schiere di uomini e donne
continuano a toccarsi
e a scambiarsi
il vuoto.
Sottopelle Sopracuore
come ricamo di filo dorato
sottopelle sopracuore
osservando un soffione perduto
in mezzo al suono della pioggia
come un pensiero muto
scivolo via...
E mi piace inzuppare pensieri
come luce di luna sul mare
soprapelle sottosale
annusando l'erba bagnata
in mezzo all'odore del cielo
come una nuvola sognata
corro via...
Con un retino da farfalla
inseguendo le nuvole
disegnai maschere
per te.
Con un retino da pesca
inseguendo la polvere
disegnai cenere
per me.
Mendicante di pensieri
o solo alla realtà
tra stivali inzuppati, odore di vecchio
che nuovo diventa per me
ho lasciato la pelle sotto una coltre di polvere
adesso sa di stelle
sono povera sì e vivo di tante storie
perché delle tue parole, son mendicante in verità
mendicante di bugie
mendicante di pensieri
ebbra di umore
ebbra di desideri
Alla deriva
Alla deriva.
Come le nuvole, alla deriva nel cielo, infinitamente. Come il sale, alla deriva nel mare, ripetutamente. Come me, alla deriva nei miei pensieri, immancabilmente. Il mare sta dentro e fuori me. Il cielo perduto negli occhi della gente. Il vento arrampicato tra le ali del gabbiano. Così perduta, sento di voler legare la sofferenza ad un palloncino d'elio. Sopra la mia testa, in alto, confusa tra le nuvole, non può far male, potrebbe addirittura migliorare.
Lievità
sul lato più oscuro della luna
o solo
diventare impalpabile come l'aria
cosicché se qualcuno mi toccasse
crederebbe di aver afferrato vento
Mi accontenterò
di legare un'altalena alle nuvole
ed osservare da quassù
un popolo indistinto di formiche
(tale è l'essere umano?)
Aironi, gabbiani, aquile
io vorrei essere
una piccola Sterna del sud.