martedì 24 novembre 2009

Morgana dei corvi e delle tempeste

La stanza è buia, non l'ha mai vista prima, ma la donna sa che è la sua stanza.
Si chiede perché indossa solo la parte sopra del pigiama... e le prude la testa. Una fControlla ortografiaorte sensazione di disagio la pervade, ma lo guarda, come se fosse uno spettro, domandandosi perché lui si trovi a casa sua (perché sei qui, che cosa ci fai qui, non dovresti essere qui).

C'è un tavolo molto lungo nella sala da pranzo, non ci sono finestre, tutto è illuminato da luce artificiale, i piatti sono tanti, disordinati, sporchi. Ora la donna indossa tutto il pigiama, come soprabito una logora vestaglia e siede a capotavola: ci sono tre persone al lato sinistro del tavolo, volti completamente sconosciuti, ma lei sa di conoscerli... sa che sono suoi parenti. Lui siede al lato opposto del tavolo. "Cara, siamo passati a farti visita, vorremmo sapere come stai" dice uno degli sconosciuti parenti (perché siete qui, cosa ci fate qui, non dovreste essere qui). "Cara, vorremmo..." (basta) "sì, noi crediamo che..." (silenzio) "tu dovresti..." "Io dovrei? Voi NON dovreste trovarvi qui ora, siete un disturbo, non siete stati invitati, siete come estranei che si sono introdotti nella MIA casa, andate via, FUORI, SUBITO!!!"... la donna sembra in preda ad una crisi isterica, ansima, suda e sente crescere il disagio, la rabbia, la confusione e ancora si chiede perché mai indossa quel maledetto pigiama. E' sporco, anche la casa è sporca...

Piange. Chiude gli occhi, li riapre e si trova, coperta solo dalla vestaglia, sui gradini dell'ingresso, all'esterno della sua abitazione. Che non riconosce, ma sa essere casa sua. C'è molta gente su quei gradini (perché sono qui, cosa ci fanno qui, non dovrebbero essere qui)... la rabbia cresce ancora e trova sfogo in un urlo terribile che spaventa tutte le persone intorno " VIA, VIA DAI MIEI GRADINI, DALLA MIA CASA, DALLA MIA VITA!!!"... la donna sembra impazzita. L'uomo le si avvicina e le sussurra all'orecchio "è quello che hai voluto tu"... ad un tratto lei immagina stessa vecchia, molto vecchia, sola, in quella grande casa sporca e dei bambini che lanciano sassi sulle sue finestre, intonando strane filastrocche sulla sua miseria... e sulla sua solitudine. Come la signora vecchia dei ricordi di sua madre...

Chiude gli occhi per scacciare l'orrore. Li riapre. Ora è completamente nuda, nel bagno, e lui, nudo a sua volta, sta nella vasca da bagno, senz'acqua, sdraiato. "Vai via, vattene da...", ma prima che abbia il tempo di finire, si ritrovano abbracciati sul pavimento, un vecchio pavimento a scacchi bianchi e neri (è terribile questo pavimento), si baciano, mordendosi le labbra, divorandosi il viso e la pelle... si stringono... e lei vede la sua mano, con un grande orologio nero al polso che non riconosce, fare leva sul pavimento, per spingere il suo corpo contro al suo, per entrare dentro di lei... Nonostante lo desideri con tutta la sua carne, la sua mente si oppone e la costringe a spingerlo via... Lontana, in un angolo, livida di follia, vomita persino l'anima... lo guarda e gli chiede "perché sei qui?" ...
"E' per lei" " Per LEI?" " Sì, sai l'ultima" "L'ultima che?" " Sì, è nuova, non la conosci. All'inizio era un pò ribelle, ma ora è cambiata, tutte l'adorano, si è integrata bene nel gruppo, nel mio gruppo..."
Come colpita allo stomaco, nel suo sguardo non v'è più rabbia, rancore, orgoglio, follia: appare la SUPPLICA. Abbracciata al piede del tavolo di quella sala senza finestre biascica "vattene via, ti prego, vattene, vattene, vattene..."

Indosso solo una logora vestaglia, sono seduta su quel pavimento a scacchi, che, non so perché, ora ospita una sorta di stanza per le pulizie. C'è una lavatrice davanti a me. E' grande. Credo di avere i capelli molto in disordine, il suo spettro se n'è andato (penso) e non oso guardarmi allo specchio. Probabilmente la mia espressione si avvicina molto a quella della Medusa di Caravaggio ed i capelli, pur non essendo serpenti, devono avere la stessa posa. Ne sono sicura. Non capisco perché mi sono così preoccupata di cose stupide come il pigiama e non ho badato al fatto che mi trovo in una casa che non conosco, in stanze mai viste, in compagnia di visi mai conosciuti (eccetto uno), ma che so per certo fare parte della mia vita. Forse la mia memoria si è rovinata e ho un senso di falsa appartenenza? Sono impazzita?
All'improvviso mi sovviene una domanda, che non oso esprimere...

La risposta non tarda ad arrivare...
...dalla finestra, cori di bambini intonano una filastrocca:
"Morgana dei corvi e delle tempeste
la vecchia strega che guasta le feste"

(...)


(Questo non è un racconto. O meglio lo è, ma è il sogno che ho fatto stanotte... rimaneggiato, sicuramente: per dare spazio alla narrazione breve ho dovuto omettere la descrizione dettagliata dei luoghi come le stanze che ad un certo punto si mescolavano... ricordo che mentre ero abbracciata al piede del tavolo, stavo ancora nel bagno, ma non si sa come, c'era un pezzo di tavolo al suo interno... )

2 commenti:

  1. Pelle d'oca. Avresti dovuto descrivere minuziosamente i dettagli, mi sono immerso.
    Se solo sognassi ancora, probabilmente i miei sogni sarebbero minestre disgustose anche per me.
    Cosa sono i sogni? La psiche che elabora desideri o paure espresse o inespresse? La psiche è così labile?
    O sono un vero e proprio mondo in cui tutto è reale?
    Non sognando più, non so rispondere. Mi procuro altre domande.

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  2. E' tutto così labile... i confini sono sempre così sottili... nonostante le migliaia di domande senza risposta, e la maledetta deriva che spesso ne consegue (ininterrottamente) sento il flusso profondo di tutte le emozioni che si trovano in questi confini fragili, dipanarsi e riavvolgersi dentro me...

    Credo che i sogni siano un mix di tutto ciò che dici, un'altro bel minestrone... in questo caso particolare sono una mistura tra passato (o passati?) e conseguenti futuri se tutto restasse bloccato nel sentire del presente... ma tutto muta e forse, queste minestre disgustose acquisiranno nuovi sapori, migliori o peggiori, non so...
    Sai mi spiace che tu non possa sognare...

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