venerdì 27 febbraio 2009

Meglio la nostalgia, al rimpianto (ed il the alla fragola)

Più che un castello di vento
la mia era una centrale nucleare

i sogni
le sue scorie
il deserto
l'energia

Ma ho posato i piedi
-nudi-
sull'erba bagnata
e da una pozzanghera
l' ho visto:
il cielo.

Camminerò sempre scalza
Meglio la nostalgia
al rimpianto.

martedì 24 febbraio 2009

Una giornata fredda, in un freddo cafè di Milano

Il cielo è grigio là fuori, interminabili piccioni grassi sopra i fili del tram, sferragliare lento sui binari, suoni confusi di clacson, automobilisti impazziti e semafori intirizziti dal freddo.
Un piccolo cafè, vicino ad un piccolo teatro, profuma ancora di tempi antichi, con muri in stucco e tovaglie ricamate.
Un uomo e una donna siedono ad un tavolino.
Davanti a loro, due caffè fumanti.
Fra di loro, due caffè ed il silenzio.

C'è molto rumore là fuori, passano i tram, urlano i passanti, i clacson continuano a suonare.
Ma quel silenzio, che ora ha impregnato l'aria del piccolo cafè, è diventato palpabile.
Sembra ovattato, come se fosse caduto dal cielo uno strato di cotone, bianco, morbido, vellutato.

L'uomo e la donna non si guardano.
Guardano i loro caffè, come se cercassero chissà quali risposte a chissà quali domande.

Cosa c'è nella tazzina del caffè?

Un uomo di mezza età di riflesso guarda nel suo bicchiere di whisky, ma non trova nulla di ciò che cerca.

Cosa c'è dentro quel caffè? Cosa cercano quegli sguardi, che non si incrociano, mai, nemmeno per un istante?

Le risposte sono all'interno dei loro stessi occhi.
Se ci si potesse avvicinare e guardarvi dentro, si potrebbero vedere fiumi di parole, parole che restano annodate in gola, appiccicate al palato, annegate nella saliva o incastrate fra i denti.
E' che a volte i pensieri diventano impossibili da pensare, figuriamoci da dire, le emozioni stanno ferme lì, nel petto, ferme e confuse e non è possibile respirare, la bocca ed il fiato come imprigionati e legati da un demone dispettoso che alberga sotto, sotto, nelle profondità dello stomaco.
Così la conversazione è fatta di sospiri, di sguardi, di freddo e di amaro sapor di caffè.

I minuti passano, i ragni tessono le loro tele infinite.

La donna e l'uomo si alzano, i loro cappotti ben legati in vita, un paio di guanti, un cappello sgualcito.
Escono dal piccolo cafè, prendono la propria strada, tra binari e metrò, grigio e fango, vento e neve.

Una piccola rosa sul tavolino perde due petali rossi.

The alla mimosa (dal paese dei ricordi)

... e sono un eremita
all'ombra della luna,
il vento
mi pettina i capelli...

domenica 22 febbraio 2009

Virus

Schiere di anime si toccano scambiandosi
il vuoto
Anch'io ne voglio un po', posso darti il mio, ti va?
Vediamo chi ha più nulla dentro sé
Poi dividiamolo in egual misura
spargiamolo qua e là
Così l'umanità ha la sua nuova AIDS
nulla fatto di nulla
infinito = nulla
una perfetta equazione

Se abbiamo paura
di innaffiare un fiore
presto sarà il deserto
quaggiù

Perciò continuiamo ad essere
scatole vuote
le emozioni volate via
come farfalle
involucri
rivestiti di amianto

Amore
ha inciso il suo petto
strappato e sottolio è il suo cuore
l'arco appeso alla parete
mentre schiere di anime
schiere di uomini e donne
continuano a toccarsi
e a scambiarsi
il vuoto.

Sottopelle Sopracuore

E mi piace intrecciare parole
come ricamo di filo dorato
sottopelle sopracuore
osservando un soffione perduto
in mezzo al suono della pioggia
come un pensiero muto
scivolo via...

E mi piace inzuppare pensieri
come luce di luna sul mare
soprapelle sottosale
annusando l'erba bagnata
in mezzo all'odore del cielo
come una nuvola sognata
corro via...

Con un retino da farfalla
inseguendo le nuvole
disegnai maschere
per te.
Con un retino da pesca
inseguendo la polvere
disegnai cenere
per me.

Mendicante di pensieri

Trovare delle verità rubate tempo fa
o solo alla realtà
tra stivali inzuppati, odore di vecchio
che nuovo diventa per me

ho lasciato la pelle sotto una coltre di polvere
adesso sa di stelle

sono povera sì e vivo di tante storie
perché delle tue parole, son mendicante in verità
mendicante di bugie
mendicante di pensieri
ebbra di umore
ebbra di desideri

Alla deriva

Oggi la giornata è splendida, sono sotto il sole. Qualche bagno veloce perché l'acqua è molto fredda. È bello stare qui e sentire il rumore ritmico delle onde. Fare qualche passeggiata sul bagnasciuga, guardare l'orizzonte, osservare il volo controvento di un gabbiano, soprattutto: una macchia bianca che emerge dalle profondità azzurre del mare e si perde tra le nuvole del cielo; un veleggiare soave e lento, una danza ritmica, come di piuma lasciata volteggiare da una brezza salina, in circoli lenti, lenti, lenti... In spirali vorticano i miei pensieri. Perduti tra la spuma di un'onda, ogni tanto riemergono dalle acque. Miriadi di domande e quando sembra di poter afferrare le risposte, un'onda più forte le trascina via. Così, residui sulla spiaggia, portati dal vento di maestrale, dalle lente maree, così, le idee, i pensieri, i sogni e le illusioni stanno e non si può cercare di rimetterli insieme, sarebbe un puzzle incompleto e in egual modo non realizzabile, poiché formato da barattoli vecchi, tappi di bottiglie, alghe, mozziconi di sigarette e cenere di fuoco artificiale.
Alla deriva.
Come le nuvole, alla deriva nel cielo, infinitamente. Come il sale, alla deriva nel mare, ripetutamente. Come me, alla deriva nei miei pensieri, immancabilmente. Il mare sta dentro e fuori me. Il cielo perduto negli occhi della gente. Il vento arrampicato tra le ali del gabbiano. Così perduta, sento di voler legare la sofferenza ad un palloncino d'elio. Sopra la mia testa, in alto, confusa tra le nuvole, non può far male, potrebbe addirittura migliorare.

Lievità

Vorrei nascondermi
sul lato più oscuro della luna
o solo
diventare impalpabile come l'aria
cosicché se qualcuno mi toccasse
crederebbe di aver afferrato vento

Mi accontenterò
di legare un'altalena alle nuvole
ed osservare da quassù
un popolo indistinto di formiche
(tale è l'essere umano?)
Aironi, gabbiani, aquile
io vorrei essere
una piccola Sterna del sud.