domenica 22 febbraio 2009

Alla deriva

Oggi la giornata è splendida, sono sotto il sole. Qualche bagno veloce perché l'acqua è molto fredda. È bello stare qui e sentire il rumore ritmico delle onde. Fare qualche passeggiata sul bagnasciuga, guardare l'orizzonte, osservare il volo controvento di un gabbiano, soprattutto: una macchia bianca che emerge dalle profondità azzurre del mare e si perde tra le nuvole del cielo; un veleggiare soave e lento, una danza ritmica, come di piuma lasciata volteggiare da una brezza salina, in circoli lenti, lenti, lenti... In spirali vorticano i miei pensieri. Perduti tra la spuma di un'onda, ogni tanto riemergono dalle acque. Miriadi di domande e quando sembra di poter afferrare le risposte, un'onda più forte le trascina via. Così, residui sulla spiaggia, portati dal vento di maestrale, dalle lente maree, così, le idee, i pensieri, i sogni e le illusioni stanno e non si può cercare di rimetterli insieme, sarebbe un puzzle incompleto e in egual modo non realizzabile, poiché formato da barattoli vecchi, tappi di bottiglie, alghe, mozziconi di sigarette e cenere di fuoco artificiale.
Alla deriva.
Come le nuvole, alla deriva nel cielo, infinitamente. Come il sale, alla deriva nel mare, ripetutamente. Come me, alla deriva nei miei pensieri, immancabilmente. Il mare sta dentro e fuori me. Il cielo perduto negli occhi della gente. Il vento arrampicato tra le ali del gabbiano. Così perduta, sento di voler legare la sofferenza ad un palloncino d'elio. Sopra la mia testa, in alto, confusa tra le nuvole, non può far male, potrebbe addirittura migliorare.

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